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venerdì 15 febbraio 2013

Angelo Michele Colonna: Pittore figurista e quadraturista del seicento




 
Angelo Michele Colonna, noto anche come Michelangelo Colonna , nacque a Rovenna (frazione di Cernobbio) il 21 settembre  1604, figlio di  Giovanni e di  Caterina. Da ragazzo lavorò a Como sotto lo pseudonimo di Caprera e iniziò ad interessarsi al mondo dell’arte. Il padre si trasferì a Bologna per lavoro ed era contrario all’interesse per l’arte da parte del figlio. Vincendo l'opposizione paterna, Angelo Michele frequentò a Bologna la bottega del pittore Gabriele Ferrantini. Successivamente fu scoperto da Girolamo Curti, il caposcuola dei quadraturisti bolognesi e divenne suo collaboratore per completare la sua  prima impresa ovvero la decorazione della villa Paleotti a San Marino di Bentivoglio. Il Colonna  dipinse anche gli affreschi nel Palazzo Albergati a Bologna. Nel 1625, con  la collaborazione  di Ambrogi, affrescò Villa Malvezzi-Campeggi a Bagnarola di Budrio. Nel 1622 partecipò quindi a lavori nel casino Malvasia a Trebbo di Reno, durante i quali  venne colpito da una malattia che lo costrinse ad abbandonare momentaneamente l'attività. Nel 1625 il Colonna, raccomandato da Alessandro Tiarini, aiutò a decorare la volta della Chiesa di Sant’Alessandro a Parma.  Questa impresa gli conferì una precoce notorietà e sarà successivamente chiamato a Firenze  dal granduca Ferdinando II de' Medici nel 1633 e nel 1636. Nel 1626 collaborò con Lucio Massari e Francesco Gessi alla decorazione dell’Oratorio di San Rocco a Bologna. Successivamente nel 1627 dipinse la Chiesa di San Michele in Bosco. Da quest’anno in poi il Colonna  seguì come figurista il Curti a Ravenna, a Ferrara, a Parma nel 1628,  a Modena nel 1631-32 fino alla sua morte nel 1632.  Dopo la morte di Curti, nel 1632, Colonna diede inizio ad una lunga collaborazione (fino al 1660) con Agostino Mitelli. Una delle prime opere nate da questa  collaborazione è la decorazione prospettica di una sala del palazzo che il cardinale Bernardino Spada, che era stato legato a Bologna, aveva allora acquistato in Roma.  
 
 
 
 
Nel  1636 il Colonna si reca a Firenze per affrescare tre sale dell'appartamento estivo del granduca a palazzo Pitti , la cui decorazione era stata interrotta dalla morte del pittore fiorentino Giovanni da San Giovanni. Qui dipinse una sala da solo mentre nelle altre  intervenne anche il Mitelli. Nel 1646 Colonna e Mitelli decorarono il palazzo Estense di Sassuolo. Lavorarono anche alla volta del distrutto Oratorio di San Girolamo di Rimini. Colonna e Mitelli completarono nel 1657 un’ “Assunzione” nella cappella del Rosario della basilica di San Domenico a Bologna. Fra il 1653 e il 1658 toccò alla galleria che porta all'altare maggiore della Chiesa di San Michele in Bosco. Nel 1658, Colonna si recò in Spagna per lavorare alla Corte di Filippo IV. Per questo lavoro venne inizialmente contattato da Diego Velázquez. Ritornato in Italia, nel 1662 collaborò con il discepolo del  Mitelli Giacomo Alboresi  e continuò ad essere particolarmente attivo nella città di  Bologna e a Firenze.
 
 
 
 
Nel 1671 Colonna si recò a Parigi con Alboresi ed  ottenne commissioni a Versailles, che però furono interrotte da un litigio che segnò la fine della loro collaborazione. Tornò a Bologna nel 1673 e dovette cercarsi un altro quadraturista scegliendo un suo ex allievo  Gioacchino Pizzoli. Nel 1677, ormai famoso per i lavori fatti per i sovrani di Francia e Spagna il Colonna viene chiamato a Lucca Chierici regolari della Madre di Dio, per i quali decorò la tribuna della chiesa di Santa Maria Corteorlandini. Nella stessa città fu interpellato per la decorazione dell'abside del duomo e dipinse anche  la sala grande della villa Arnolfini di Gragnano. Divenuto cieco negli ultimi anni divita, il Colonna  cessò di dipingere, ma la tradizione gli assegna ancora la decorazione della cappella di villa Sampieri, a San Lazzaro, presso Bologna, risalente al 1680, forse il suo estremo lavoro.
 
 
In questa occasione egli si valse probabilmente una volta di più della collaborazione del Pizzoli, che quello stesso anno sarebbe partito per la Francia con un altro suo allievo, Alessandro Gherardini. Questo straordinario pittore cernobbiese nato nella piccola frazione di Rovenna morì a Bologna nel marzo del 1687.